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PESARO Regna una grande confusione rispetto all'ultimo Dpcm Draghi

Regna una grande confusione rispetto all'ultimo Dpcm Draghi, anche per le associazioni di categoria: «Il problema più grosso oggi è che siamo in una situazione di totale incertezza. -sottolinea il segretario di Confcommercio Davide Ippaso - Qualsiasi cosa fatta dai governi fino ad oggi, non ha mai dato concretezza, dimostrando inoltre di non avere alcuna strategia di fondo. Aprire o chiudere un ristorante significa fare i conti con la cambusa: prodotti freschi, scorte, preparazione. Necessità diverse da altre attività che non vuol dire che gli altri non abbiano problemi, ma semplicemente che esistono esigenze diverse. Oggi poi, continuiamo ad avere difficoltà nell'organizzare il lavoro: ristoratori che si sono adeguati alle norme per il chiuso, scoprono ora che in zona gialla posso aprire "solo" all'aperto a maggio, in una stagione che non pare prevedere temperature adeguate, per poi poter tornare al chiuso a giugno! Prorogare l'apertura alla sera, ma non togliere il coprifuoco delle 22, significa tagliare fuori tutte quel le persone che, normalmente, lavorano fino alle 20. Inoltre, all'aperto non tutti hanno spazi adeguati, c'è chi rischia di avere 24mq (due parcheggi auto circa) e vale la pena aprire per 4/5 tavoli?».

Una situazione che inasprisce i rapporti? «Più che inasprire, noi abbiamo trovato i nostri associati davvero"stanchi", stanchi di questo teatrino politico, dove si tenta di dare dei contentini creando solo figli e figliastri. I ristoratori si adeguano, ma non riescono ad abituarsi a questo continuo gioco al massacro. Senza considerare le Incongruenze, i distanziamenti diversi tra aperto chiuso, ma, soprattutto, la grande incertezza sulle categorie: nell'articolo 5 della bozza del nuovo Dpcm, si parla in modo generico di attività di ristorazione, mentre nel precedente c'era la specifica di bar e pasticcerie. Domanda: sono dunque tutti inglobati o no? Torniamo in zonagialla: per le categorie non specificate vale il Dpcm precedente? Ognuno la vede a modo suo, ma perché dovremmo interpretare noi la legge, magari pensando di essere in regola e scoprire di non esserlo? Quando parlo di "confusione" mi riferisco a questo, aggiungendo anche che a Pesaro non c'è la "movida": almeno non quella che possiamo considerare in Romagna.
Gruppi di ragazzi che fanno l'aperitivo non fanno la "movida". Le persone sono davvero più stanche che arrabbiate, sballottate da colorazioni, orari, misure: cose che mettono in difficoltà sia i gestori che i fruitori».

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